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Sezione Documentale

Relazione veritiera della miracolosa vittoria che conseguirono tre religiosi del sacro e Reale Ordine di Nostra Signora della Misericordia e la liberazione dei prigionieri, del convento Reale di Nostra Signora di Bonaria del suddetto Ordine nella citta’ di Cagliari, che imbarcati per Villafranca di Nizza, incontrarono un brigantino (sul quale c’erano 27 turchi) di dodici banchi, li costrinsero alla resa e li catturarono il ventuno di Ottobre giorno di Santa Ursula, quest’anno del 1634.

Essendo partiti il quindici di Ottobre dal porto di Cagliari, Metropoli della Sardegna, su di una barca (della quale il proprietario e quattro marinai erano francesi), tre religiosi dell’Ordine di Nostra Signora de la Misericordia, che si chiamavano Frate Miguel de Ramasa, Frate Antonio Corria e Frate Eufemio Melis, del convento di Nostra Signora di Bonaria, celebre nel mondo per le sue insegne e gli innumerevoli miracoli veleggiarono felicemente verso Tortoli’, dove i mercanti che arrivano da tutte le parti fanno i loro affari.

Partirono da li’ all’alba del ventuno, giorno delle Undici mila Vergini, impostando la rota verso Villafranca di Nizza e avendo navigato per alcune miglia avvistarono una vela, e salendo un mozzo all’albero, disse che era un vascello che si avvicinava a tutta forza.

Il proprietario, i quattro marinai e otto passeggeri che erano sulla barca, sospettando fossero nemici, volevano tornare a terra, cosa che non fu possibile per la distanza e rapidita’ con cui arrivo’ il vascello, cosa per la quale i marinai e i passeggeri si presero non poca paura.

I tre religiosi, fiduciosi nell’aiuto di Dio e della miracolosa immagine di Nostra Signora della Misericordia e Bonaria, li animarono dicendo che non temessero i francesi che comandavano la barca riconoscendo essere il brigantino di turchi e dicevano che potevano stare sicuri del buon viaggio. Ma riconoscendo i religiosi il pericolo, la poca fede che osservano i turchi che vanno a rubare per mare, che i francesi evitavano la lotta, e che la paura dei passeggeri era grande, i santi religiosi li misero animosamente sotto coperta.

Fatto questo si inginocchiarono di fronte all’Immagine di Nostra Signora della Misericordia che stava a poppa, cantarono con molta fede e devozione l’Ave Maria, la Salve Regina e le Litanie, mettendola come intercesora con suo figlio sovrano, perche’ li favorisse in un momento di tanta angustia.

Controllarono le poche armi che c’erano sulla barca che erano un mortaio e quattro pugnali, tre fucili, tre spade, sguarnite entrambi, che per poterle usare in caso di necessita’ misero tele o bende all’impugnatura perche’ servissero da pomo, e di alcuni cuscini con delle corde, ognuno la propria al braccio sinistro, fecero come degli scudi improvvisati.

Arrivo’ il brigantino a tiro di fucile per controllare la barca, e fu cosa meravigliosa che alla vista della sacra immagine di Nostra Signora della Misericordia si persero d’animo di sorte che, animati i Religiosi e fiduciosi del favore divino, spararono con i pochi fucili che avevano, li misero in fuga, morendo a causa di una pallottola un turco che fra quelli era considerato il piu’ valoroso ed esperto, e dopo averli seguiti per mezza lega li raggiunsero. Cosa che si considero’ incredibile, essendo ben provisto di remi e di gente il brigantino, nonostante cio’ gli manco’ l’animo per fuggire.

Li animava quanto poteva il rais, persuadendoli che fosse una barca di mercanti, que si sarebbero arresi facilmente, e che smettessero di aver paura, e volendo uno dei turchi dar fuoco ad una colubrina, sparando un religioso una fucilata lo ammazzo’, causando generale spavento agli altri.

Visto i religiosi lo spavento dei Turchi, spararono con i fucili con maggior fretta che gli fosse possibile, finche’ gli mancarono le pallotole, e senza sapere come videro una grossa barra di piombo, che di quanti stavano sulla barca affermarono poi che nessuno l’aveva messa la’.

Questo fu’ un efficacissimo rimedio in siffata’ necessita’, perche uno dei religiosi, tagliando con la maggior diligenza che potesse piccoli pezzi, i compagni si servivano di questi al posto delle pallotole: quando senza saper come, videro la barca attaccata al brigantino.

Si opposero i Turchi con sciabole e altre armi allo sbarco, pero’ i religiosi con pietre, delle quali vi era grande quantita’ sulla barca, li respinsero tanto che alla fine entrarono dentro, e preso un pugnale il P. Frate Miguel de Ramasa al Rais che discorreva valorosamente per il brigantino animando i turchi, gli attraverso’ il petto, avvicinandosi i due cosi tanto che arrivo’ il turco a mordergli una mano, e arrivando Frate Andrea Corria fini’ di ucciderlo, quando arrivarono gli altri turchi a difesa del proprio Capitano, fu tale la destrezza e risoluzione dei due religiosi con le spade e i cuscini al posto degli scudi, e Frate Eufemio Melis con una canna da pesca che in breve spazio finirono per far arrendere i nemici.

Controllando i morti verificarono essere dodici, che buttarono a mare, rimanendo altri feriti e dieci che tolsero da sotto coperta, e legandoli con una corda se ne tirarono cinque a mare, che raccolti da una barca che arrivo’ da terra, furono poi presentati al convento di nostra signora di Bonaria. Il numero dei Turchi era ventisette, il brigantino di dodici banchi con tutto l’equipaggiamento.

Assicurato tutto, cantato il “Te Deum laudamus”, essendo usciti da sotto coperta proprietario, marinai e passeggeri, arrivano di fretta a Villafranca di Nizza, dove furono ricevuti con gran dimostrazione di allegria, dando la dovuta grazia a Dio e la Vergine della Misericordia e di Bonaria, alla quale intercessione si attribui’ questa vittoria, aggiungendosi questo miracolo (che tale si considero’) ai tanti che manifestano (senza altri innumerevoli) le pitture e offerte che adornano quel celebre santuario.

Con licenza, in Madrid, per la Vedova di Juan Gonzalez, Anno 1634. Riprodotto da Don Ignazio Buer, in “Papeles de mi Archivo”, tomo V, pagina 221.

teulada

La storia bellica della Sardegna inizia a memoria d’uomo, mia a braccio, con
gli Shardana avanti e indietro per il mediterraneo, prima contro, poi a
favore dell’Egitto, probabilmente in medio oriente, quindi ad Alalia con i
cartaginesi contro i Greci e chissa’ insieme ai Corsi, quindi in varie
occasioni a difesa del territorio proprio contro Roma finche’ non ne vennero
proibiti i trionfi ormai scaduti nel ridicolo, quindi sicuramente con Roma
avanti e indietro per il mediterraneo occidentale, verosimilmente appresso ai
genovesi di la per l’atlantico, quindi nelle fiandre di Carlo V come tercio
de Cerdena viejo y nuevo, a Lepanto a bordo dell’ammiraglia come
archibugieri nel tercio del Mar Oceano, verosimilmente per le Americhe visto
che della madonna loro cara prendon nome quelle quattro casette alla foce
del rio de la Plata, a Monferrato e Casale come tercio II sempre de Cerdena,
di nuovo nelle fiandre durante la guerra dei trent’anni, a Cartagena ed a
Rocroi fino allo sfinimento, probabilmente come reggimento sotto Felipe V e
quindi finalmente a partire da Utrecht con gli sventurati savoiardi e con
loro avanti e indietro per il po’, chissa’ per le due Sicilie con l’azzoppato
di Caprera, perche’ no a porta pia, ai piedi delle Alpi prima e quindi a
Fiume insieme al Vate come granatieri e camin facendo di nuovo nel corno d’Africa, in
Tripolitania, nella Spagna della guerra civile chi a pro e chi a contra e
ancora dindove abbian posato piede i sassarini fino a giorni nostri, ergo
gente calma e tranquilla se vista da lontano e sommariamente.

Non penso ne pero’ ne ahime’ che alcuno dei tanti uomini d’arme di cui sopra
abbia mai pensato che la giusta ricompensa a tanto sangue versato fosse
l’uso del proprio territorio a mo’ di bersaglio per di piu’ per mano di chi
di quanto sopra non ha verosimilmente manco la piu’ pallida idea. La
seconda guerra mondiale l’ha persa l’Italia intera non e’ giusto che ne
abbia fatto in prevalenza le spese Napoli prima e la Sardegna intera poi,
son passati svariati decenni ed e’ tempo da una parte che si “revisioni”
finalmente e definitivamente la storia millenaria dell’Isola e dall’altra
che termini immediatamente e definitivamente l’occupazione militare e
politica della stessa per parte delle forze alleate che per quel che mi
riguarda hanno firmato un trattato di pace con un re vile e traditore che
mai ed in nessuna occasione ha rappresentato gli interessi ne della Sardegna
ne dell’Italia. E’ una questione di ordine giuridico, o si definiscono
chiaramente i termini del debito o questo diventa usura e come tale perde di
valore legale di fronte a dio e di fronte alla legge e persi entrambi, lecito
torna puntare, il nemico e tirar loro le pietre.

anfibi corsi

A quanto pare al porto di Calvi si son girati le balle ed hanno preso a schiaffi un turista, un medico italiano,  anzi, una famiglia di medici italiani i figli dei quali studiano fra milano e roma, che in barba alle previsioni meteo che davano in arrivo maestrale si son comunque messi in mare nella speranza di raggiungere il porto medesimo. Gli altri italiani al molo d’onore non hanno alzato un dito in favore di questi poveri medici evidentemente senza frontiere. Forse erano bruti pirati sardi alla fonda o forse erano barbuti lupi di mare che avranno pensato perche’ minchia questo babbeo si e’ messo in mare con tutta la famiglia se il maestrale sta gia’ montando? O forse meglio hanno pensato ecco l’ennesimo scroccone che approffitando del maestrale cerca ormeggio in culo in culo a Calvi e beone quivi passa le sue belle giornate di vacanze senza lasciare neanche un euro a chi lo ospita, quasi la cortesia e l’ospitalita’ siano dovute qua’ per le isole. Sicuramente e’ meglio avere a che fare con l’orda di italici babbei che ogni estate invade le isole che con le centrali nucleari ma la stampa farebbe piu’ bella figura ad andarsene in vacanza anch’essa con queste genti ed evitare di riportare certe notizuole da bar dello sport che di buono alle fine hanno solo il fatto che mi ritrovo a perdere altri dieci minuti di tempo appresso a queste povere considerazioni…

Ma tu guarda il povero medico preso a schiaffi mentre poverino si faceve le sue 168 ore di meritata vacanza! E accidenti al maestrale che se non ci fosse stato sarebbe filato tutto liscio, come al babbeo di Budelli con l’anfibio se non ci fosse stato il fotografo, vorrei sapere chi non gli avrebbe tirato un tiro dritto dritto in culo avendo e l’arma e la mira…

La mafia e’ nel dna delle genti, indignarsi e’ un insolenza…

Lunga vita ai Corsi che tanti ne hanno visto arrivare e tanti ne vedranno ancora e gli accompagni sempre la pazienza e lo spirito di sopravivenza che tanto la storia la scrivono i medici velisti con i giorni di vacanza contatti ed il maestrale in culo quando se ne tornano a casa…